Le regioni Basilicata,
Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto saranno
chiamate al voto il prossimo 17 aprile
Il
prossimo 17 aprile gli italiani saranno chiamati al 67° referendum abrogativo della
storia repubblicana, per la prima volta richiesto dalle regioni
Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e
Veneto. La domanda che si troverà
stampata sulle schede è "Volete che, quando scadranno le concessioni,
vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane
anche se c'è ancora gas o petrolio?" Dunque chi
vuole eliminare le trivelle dai mari italiani deve votare sì, chi vuole che le trivelle restino senza
una scadenza deve votare no. Affinché
il risultato possa essere valido dovrà essere votato dal 50% degli italiani più
uno degli aventi diritto. Si voterà dalle 7 alle 23 e lo scrutinio inizierà
immediatamente dopo la chiusura dei seggi.
La
storia dell’Italia inizia con un referendum:
era il 2 giugno del 1946 e i cittadini italiani furono chiamati a scegliere fra
monarchia e repubblica. Il referendum rientra, insieme all’iniziativa
legislativa popolare e alla petizione, tra gli istituti di partecipazione diretta dei cittadini alla democrazia.
Nel nostro ordinamento il referendum abrogativo e costituzionale.
“Art. 75
della costituzione italiana – E’
indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di
una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono
cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il
referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di
autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di
partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei
deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla
votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza
dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del
referendum”
Il
prossimo 17 aprile gli italiani saranno chiamati al 67° referendum abrogativo della
storia repubblicana, per la prima volta richiesto dalle regioni
Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e
Veneto. La domanda che si troverà
stampata sulle schede è "Volete che, quando scadranno le concessioni,
vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane
anche se c'è ancora gas o petrolio?" Dunque chi
vuole eliminare le trivelle dai mari italiani deve votare sì, chi vuole che le trivelle restino senza
una scadenza deve votare no. Affinché
il risultato possa essere valido dovrà essere votato dal 50% degli italiani più
uno degli aventi diritto. Si voterà dalle 7 alle 23 e lo scrutinio inizierà
immediatamente dopo la chiusura dei seggi.
La
storia dell’Italia inizia con un referendum:
era il 2 giugno del 1946 e i cittadini italiani furono chiamati a scegliere fra
monarchia e repubblica. Il referendum rientra, insieme all’iniziativa
legislativa popolare e alla petizione, tra gli istituti di partecipazione diretta dei cittadini alla democrazia.
Nel nostro ordinamento il referendum abrogativo e costituzionale.
“Art. 75
della costituzione italiana – E’
indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di
una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono
cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il
referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di
autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di
partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei
deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla
votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza
dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del
referendum”
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