Nella
rete trovi di tutto, trovi anche un’App sul lavoro e non funziona. La settimana
scorsa girovagando su internet mi sono soffermato su un’applicazione sul
lavoro, ormai facciamo moltissime cose attraverso lo smartphone. Ma la cosa
interessante è ci viene proposta addirittura dal Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali per offrire servizi sia ai cittadini alla ricerca di un
posto di lavoro sia per facilitare le aziende a trovare la manodopera. Ho scaricato
quest’App - cliclavoro (foto A) - di solito prima di istallare ci sono i
commenti degli utenti che l’hanno scaricata. E sono tutti commenti negativi.
Non fidandomi dei pareri (c’è ne sono una quarantina se non di più) ho voluto
provare di persona. Ed ecco il primo intoppo: per ottenere username e password
bisogna obbligatoriamente registrarsi al portale www.clicalavoro.gov.it (foto B) e dal telefono non mi apre il collegamento,
quindi ci vuole un Pc. Oltre alla funzione
di invio delle candidature (che non funziona), ClicLavoro localizza le Agenzie
per il Lavoro e i Centri per l'impiego più vicini alla propria posizione (foto C). Ma quando metto Campobasso…(foto D) non c’è niente, eppure c’è! E’ un’App che
bisogna migliorarla? Fatto sta che il lavoro è latitante ma questo è un dato di
fatto, oppure c’è ma pagato in nero o meglio ancora sottopagato. Il vero
problema del mercato del lavoro in Italia sono le tasse sul lavoro. Una
diminuzione del cuneo fiscale (riguarda chiunque abbia un lavoro o speri di
trovarlo o voglia assumere qualcuno) consentirebbe ai datori di lavoro di
assumere e ridare slancio alla produttività. E’ un circolo vizioso. Ma vuoi che
il Governo abbassi le tasse? No, per carità!
lunedì 18 aprile 2016
Stai cercando lavoro? C'è un'App... che non funziona!
Ci viene
proposta addirittura dal Lavoro Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
venerdì 1 aprile 2016
giovedì 31 marzo 2016
Spazio Ardeatina, area per grandi e piccini
E’ stato inaugurato a Roma il 19 e 20 marzo all’uscita 24 del Grande
Raccordo Anulare
Divertimento, socializzazione, luogo di incontro e, soprattutto, senza
barriere architettoniche. Questo è Spazio Ardeatina, inaugurato il 19 e 20
marzo. E’ situato a Roma in via Ardeatina,
933 (uscita 24 Grande Raccordo Anulare), con l’obiettivo di creare uno spazio
polifunzionale per i più piccoli e grandi. Numerosi i servizi: bar e gastronomia; parco giochi per
accogliere tutti i bambini, compresi quelli disabili, grazie alle strutture
senza barriere architettoniche; sala per feste per poter organizzare battesimi,
comunioni, compleanno, meeting; area sosta camper (sicura ed economica) per
lasciare il proprio camper e visitare Roma (l’area sosta è anche a disposizione
per soste brevi o lunghe, auto, minibus e pullman) e organizzazione di eventi
(dal mercatino domenicale a ogni genere di manifestazione).
-----------------------------------
PER INFORMAZIONI:
via Ardeatina, 933 - uscita 24 Grande Raccordo Anulare - Roma
Tel. 348.3360762 - 335.205537
E-mail:
via Ardeatina, 933 - uscita 24 Grande Raccordo Anulare - Roma
Tel. 348.3360762 - 335.205537
E-mail: info@spazioardeatina.it
Sito: www.spazioardeatina.it
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Via Ardeatina 933 uscita 24 Grande Raccordo Anulare
mercoledì 30 marzo 2016
Il referendum sulle trivelle
Le regioni Basilicata,
Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto saranno
chiamate al voto il prossimo 17 aprile
Il
prossimo 17 aprile gli italiani saranno chiamati al 67° referendum abrogativo della
storia repubblicana, per la prima volta richiesto dalle regioni
Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e
Veneto. La domanda che si troverà
stampata sulle schede è "Volete che, quando scadranno le concessioni,
vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane
anche se c'è ancora gas o petrolio?" Dunque chi
vuole eliminare le trivelle dai mari italiani deve votare sì, chi vuole che le trivelle restino senza
una scadenza deve votare no. Affinché
il risultato possa essere valido dovrà essere votato dal 50% degli italiani più
uno degli aventi diritto. Si voterà dalle 7 alle 23 e lo scrutinio inizierà
immediatamente dopo la chiusura dei seggi.
La
storia dell’Italia inizia con un referendum:
era il 2 giugno del 1946 e i cittadini italiani furono chiamati a scegliere fra
monarchia e repubblica. Il referendum rientra, insieme all’iniziativa
legislativa popolare e alla petizione, tra gli istituti di partecipazione diretta dei cittadini alla democrazia.
Nel nostro ordinamento il referendum abrogativo e costituzionale.
“Art. 75
della costituzione italiana – E’
indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di
una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono
cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il
referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di
autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di
partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei
deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla
votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza
dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del
referendum”
Il
prossimo 17 aprile gli italiani saranno chiamati al 67° referendum abrogativo della
storia repubblicana, per la prima volta richiesto dalle regioni
Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e
Veneto. La domanda che si troverà
stampata sulle schede è "Volete che, quando scadranno le concessioni,
vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane
anche se c'è ancora gas o petrolio?" Dunque chi
vuole eliminare le trivelle dai mari italiani deve votare sì, chi vuole che le trivelle restino senza
una scadenza deve votare no. Affinché
il risultato possa essere valido dovrà essere votato dal 50% degli italiani più
uno degli aventi diritto. Si voterà dalle 7 alle 23 e lo scrutinio inizierà
immediatamente dopo la chiusura dei seggi.
La
storia dell’Italia inizia con un referendum:
era il 2 giugno del 1946 e i cittadini italiani furono chiamati a scegliere fra
monarchia e repubblica. Il referendum rientra, insieme all’iniziativa
legislativa popolare e alla petizione, tra gli istituti di partecipazione diretta dei cittadini alla democrazia.
Nel nostro ordinamento il referendum abrogativo e costituzionale.
“Art. 75
della costituzione italiana – E’
indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di
una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono
cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il
referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di
autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di
partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei
deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla
votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza
dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del
referendum”
mercoledì 23 marzo 2016
Internet, quante “bufale”
Nel web ci sono sempre più notizie ingannevoli e false
La Bufala non è la
femmina del bufalo ma è peggiore. E’ una notizia falsa, ingannevole, che altera
la realtà dei fatti. Notizie che modificano le opinioni verso un argomento, una
persona o una situazione. Questo accade nel web, cioè Internet. Ci vuole
coraggio a raccontare false notizie per soldi. Leggerle fa guadagnare a chi le
scrive. Crei un sito di “articoli falsi”, lo condividi su Facebook e Twitter (i maggiori social network) e
aspetti che gli utenti, ignari, clicchino sul link. Poi entrando nel sito, si
troveranno di fronte ai banner pubblicitari (di cui alcune si apriranno in
automatico appena entrati nel sito per leggere la "notizia"). Alcuni
utenti risponderanno e continuano a cliccare, e il gioco è fatto. Più clicchi
ed è maggiore il guadagno. E’ sempre così. Mi chiedo, come si fa a lucrare
sulle false notizie. Dalle morti degli
attori, dei personaggi pubblici o a quelle delle disgrazie, dei fenomeni quali
bullismo e via dicendo?
lunedì 21 marzo 2016
Lo dice Twitter: il Molise è triste
Non fa statistica l’indagine
fatta da iHappy su un campione di post pubblicati
Questa volta a finire
sulla cronaca nazionale (Corriere della Sera) l’indagine sulla felicità degli
italiani. A detenere nel 2015 l’ultimo ed il penultimo, tra le 110 province italiane,
Isernia (47,2) e Campobasso (48,1) La classifica regionale, appunto, dice che
il Molise è fanalino di coda con il
47,6%, dunque è peggiorata nella classifica rispetto al 2014. Questo è il
responso di iHappy che attraverso l’analisi del contenuto emotivo dei milioni
di tweet pubblicati quotidianamente, stila ogni anno la graduatoria delle città
più felici e più tristi della penisola. Uno tra più noti social network Twitter, in automatico, rende disponibile un
campione di post identificati come “felici” (messaggi di gioia, allegria) e un
campione di “infelici” (ansia, rabbia, paura). Il campione diffuso è limitato e
non ha alcuna valenza statistica che lo renda rappresentativo degli umori
dell’intero popolo di Twitter. Questa indagine si basa sulle le differenze
territoriali (per il terzo anno consecutivo la Puglia (54,4) si conferma ai
vertici nella classifica della felicità italiana), 24 ore di felicità (l’umore
cambia da quando di alzi a quando prendi sonno), le principali determinanti
della felicità degli italiani (per esempio Natale, Pasqua…) o gli eventi che
hanno maggiormente inciso sulla felicità degli italiani (attentati, terremoti
ecc.).
sabato 19 marzo 2016
La festa del Papà
Io e mia figlia, Cecilia
Mio padre Si, si… io sono fortunato avere una figlia ed un padre. Il 26 agosto del 2004 è nata Cecilia, proprio quel giorno finivo la radioterapia. Mi ricordo che anticipai l’ultima seduta, volevo assistere al magnifico evento, sì stavo diventando padre, emozione unica. Per questo portai i pasticcini a tutti, dottori e personale che mi hanno accompagnato in questa avventura. Volevo festeggiare la nascita di mia figlia e l’ultimo giorno di “radio”. Io come padre? Mi ritengo un buon genitore. Innanzitutto l’educazione, poi compagno di giochi, intesa unica e via dicendo. Quello che posso dire su mio padre? Grandissimo, è il top!
giovedì 17 marzo 2016
Il Viminale cerca giornalisti. Gratis per un anno!
Il Viminale |
E’ vero che non c’è lavoro in
Italia ma addirittura la proposta viene dal Governo, ossia uno dei più
importanti dicasteri, il Ministero dell’Interno. Il Viminale cerca un
giornalista professionista per lavorare per un anno e non rinnovabile… gratis! “Lo
sfortunato” dovrà occuparsi delle «attività di comunicazione per le esigenze
della direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione». È previsto
solo un rimborso delle spese di viaggio, vitto e alloggio fuori dal Comune di
residenza. Ma in compenso nessuno stipendio. Non è tutto: deve essere “esperto”, professionista (lavoro gratis), deve conoscere l’inglese (lavoro gratis)
e “un’esperienza documentabile di almeno tre anni nel settore della
comunicazione e dell’informazione nelle Pubbliche amministrazioni e/o questa
Amministrazione”(lavoro gratis).
La Federazione Nazionale della
Stampa Italiana non ci sta e ha
definito “inaccettabile e offensiva” la proposta del Viminale.
Io spero che non risponda nessun
giornalista a questa richiesta. Il Viminale d’altra parte ha pure ragione,
quante pubbliche amministrazioni non paga, o paga meno del dovuto “l’esperto in comunicazione”? In
Italia succede questo e di più... Ad maiora!!!
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